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sabato 4 ottobre 2008

In giro per carruggi

mercoledì 20 agosto 2008

Quarto al mare

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Ecco cosa dice Luciano, l'autore di questo video:
QUARTO AL MARE,cantato dalla più autorevole delle squadre di canto popolare Genovese di Trallalero, LA VECCHIA STURLA nata nel 1926 ma purtoppo scomparsa assieme a tantissime alre squadre di canto popolare Ligure! Un tempo ogni quartiere aveva la sua squadra di canto e facevano a gara per fare bella figura. Oggi sono rimaste solo cinque squadre di canto un tutta la città e questa globalizzazione si è portata via anche parte delle nostre antiche tradizioni a cominciare con il nostro dialetto che per i giovani nati a Genova è quasi incomprensibile. La canzone quarto al mare è cantata dalla vecchia sturla in maniera MAGISTRALE!!! Diffondiamo quel poco che resta delle nostre tradizioni!!!

mercoledì 30 luglio 2008

Tradizioni di Agosto - Madonna della guardia

Altre interessanti notizie qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Nostra_Signora_della_Guardia_(Ceranesi)

Tradizioni di Agosto - San Lorenzo

Un tempo si usava nel giorno di S. Lorenzo (10 Agosto) fare una scampagnata con relativo pranzo al sacco a base di melanzane ripiene. E’ questo un piatto tipico ligure in uso particolarmente nella stagione estiva anche perché le verdure ripiene si devono mangiare fredde o tuttalpiù tiepide e pertanto si prestano ad essere portate in gita. Fate bollire degli zucchini, delle cipolle, delle melanzane (quelle rotonde piccole tipiche di Genova) badando però che non devono cuocere del tutto. Colate le verdure e lasciatele raffreddare; taglierete poi gli zucchini a metà per lungo; farete lo stesso con le melanzane e le cipolle. Queste ultime le sfoglierete mentre gli zucchini e le melanzane le svuoterete scavandole con un cucchiaino. Sistemate le foglie di cipolla, gli zucchini e le melanzane ben vicini fra loro in un tegame da forno appena unto. Preparate ora il ripieno: fate scaldare in un tegame un po’ d’olio, soffriggete un po’ di cipolla tritata utilizzando gli strati più interni delle cipolle bollite cioè quelli che sono troppo piccoli per essere riempiti; nel caso che faceste solamente zucchini e melanzane utilizzerete per il soffritto una piccola cipolla cruda. Tritate le parti interne degli zucchini e delle melanzane e aggiungetele nel tegame insieme a qualche foglia di fungo secco ammollato e ben tritato e lasciate un po’ asciugare tutto sul fuoco. Lasciate intiepidire (altrimenti le uova rapprenderebbero), mettete tutto in una terrina e aggiungete le uova, il sale, un po’ di noce moscata, la mollica di un panino bagnata nel latte e strizzata, abbondante parmigiano grattugiato e aglio e maggiorana tritati. Mescolate bene il tutto. Se vi sembrasse troppo liquido, aggiungete un pugnetto di pan grattato tenendo però presente che il liquido è dovuto alle uova che poi cuocendo rassoderanno. Con questo ripieno riempite le verdure che avete sistemato nel tegame, cospargetele di pangrattato e al momento di infornare nel forno già caldo a 175 gradi passate un filo d’olio sopra al tutto. Fate cuocere per circa un’ora. Cotte che siano toglietele subito dal forno in modo che svaporino. Saranno ancora migliori (come dicono a Napoli: più meglio assai) se anziché cuocerle al forno le friggerete. In questo caso fate friggere abbondante olio in una padella e deponetevi le verdure, ripiene e impanate, con la parte del ripieno in basso; dopo un paio di minuti giratele e lasciatele cuocere per altri due o tre minuti

sabato 5 luglio 2008

Canzone araba

Scritta nel 1891, in occasione della venuta a Genova di una compagnia di beduini, dal poeta genovese Nicolò Bacigalupo.

Hokkom habbal hokkom habbal habben
El pan's hottin del put hannel harab,
Hokkom el messch, hokkom el messch hiren
Colk ùl kappar hun bel sakkon d'Assab.

El pan s'aggir, askitt, askitt, habbal
Havasciu ezù kappar nabbal degomm
Can'd affah el bot e cand happas elfal
Ekke stu pir ellah fah tuth ekom!

Ch'elguste haddà allah! allah! el tamtam
El tamb hurlin elson dehlsci gorel
Hokkom el bahl kefà q'hui tre salam
Hokkom alleh, hokkom alleh mahib hell.

lunedì 2 giugno 2008

Castello D'Albertis

Ecco un altro bel video di Swimmerge. Il Castello D'Albertis domina la città di Genova affacciandosi sul porto dalla collina di Montegalletto. Ideato dal Capitano Enrico Alberto D'Albertis con il gusto del collage architettonico e del revival neogotico, è stato eretto su resti di fortificazioni cinquecentesche e tardomedievali tra il 1886 e il 1892 con la supervisione di Alfredo D'Andrade. Alla sua morte (1932) il capitano dona il castello e le sue collezioni alla città di Genova, restituendole non solo la dimora da lui stesso fantasiosamente arricchita di rimandi esotici, neogotici ed ispano-moreschi, ma anche un pezzo della storia di Genova: un bastione della cinta muraria cinquecentesca contenente i resti basamentali di una torre della precedente cinta medievale, su cui poggia la costruzione del castello stesso. Fu, il Castello, la sua casa e il suo museo, il coronamento e la sintesi della sua vita intensa, della sua cultura, della sua versatilità di collezionista, nonché una testimonianza di mezzo secolo di vita genovese. Ma fu anche espressione della sua devozione a Colombo, al quale dedicò numerose opere d'arte. Tra le tante, forse la più eclatante è una celeberrima delicata statua che rappresenta Colombo ragazzo, ( NEL VIDEO a minuto 3:23), seduto su una bitta, le gambe accavallate, un libro in grembo, lo sguardo assorto rivolto verso ponente, certo a simboleggiare il suo destino. E' un capolavoro di Giulio Monteverde (1837-1917), presentato all'Esposizione Universale di Vienna nel 1873, e poi definitivamente collocato nella piccola loggia al secondo piano del Castello, volta verso mare.

venerdì 30 maggio 2008

San Giovanni Battista

Tra la fine dell'XI e l'inizio del XII sec. si verificano a Genova due eventi di grande rilievo: nasce il Comune e i Genovesi partecipano trionfalmente alla prima Crociata. Genovesi, Baresi e Veneziani da tempo erano alla ricerca delle reliquie di San Nicola a Myra, in Asia minore; al ritorno dalla prima crociata, sotto la guida di Guglielmo Embriaco, i Genovesi sbarcarono in quei luoghi scoprendo di essere stati preceduti dai Baresi. Temendo un raggiro dei monaci scavarono comunque sotto l'Altare Maggiore e rinvenirono così le ceneri di San Giovanni Battista; l'arrivo delle Ceneri a Genova su tre vascelli nel 1098 fu un avvenimento memorabile per la città e viene rievocato dalla suggestiva Sfilata del Corteo Storico in occasione della Regata delle Repubbliche Marinare che si svolge ogni anno, a rotazione nelle quattro città. La devozione al Santo cominciò a farsi sempre più fervente e a riflettersi in molti campi: iniziarono a sorgere numerose cappelle pubbliche e private oltre che edicole sacre dedicate al Battista. Alla fine del Duecento si istituì la Confraternita intitolata a San Giovanni, con il compito di accompagnare le reliquie al Molo in caso di tempesta in mare; nel 1327 la Repubblica proclamò il Santo Patrono di Genova, affiancandolo a San Giorgio e San Lorenzo, decretando una processione da tenersi ogni anno. Già da prima dell'XI secolo si ha notizia di come sulle piazze principali di Genova e nei paesi di tutta la Liguria si accendessero enormi falò attorno ai quali schiamazzavano i popolani; erano, queste, tradizioni sopravvissute al paganesimo, che il 24 Giugno celebrava la festa di Fors Fortuna e con i fuochi della notte del 23 voleva allontanare gli spiriti maligni e le streghe che uscivano dai loro antri per danneggiare i raccolti e uccidere bestiame e uomini. La Chiesa continuò a condannare più volte tali rituali, ma vista l'impossibilità di cancellarli, decise la via "accomodante" di trasformare i falò in fuochi sacri e rievocativi dell'elogio di Cristo per il Battista: "Egli era lume ardente e illuminante" (Giov, V, 35). Una grida del 1570 arrivò di conseguenza ad invitare i cittadini a festeggiare "con quella letizia che lo celebrarono i nostri antichi da tempo immemorabile". I fuochi diventarono poi motivo di festa e di convivio; ovunque vi fosse uno spazio, piazza Sarzano, Santa Maria di Castello, Principe, San Teodoro, e in tutte le alture, si innalzavano fiamme bruciando legna da ardere e roba vecchia, si ballava la "moresca" e si cuocevano cipolle e lumache. Dove non si potevano accendere falò, si appendevano lanternine di carta colorata con dentro lumini e si scoppiavano mortaretti, girandole, razzetti in un tripudio di luci e colori. Ancora oggi l'antica tradizione prosegue e la notte della vigilia della festa di San Giovanni la città si anima con giochi di strada, falò nelle piazze e fuochi d'artificio sul mare. Il 24 Giugno, alla presenza delle massime Autorità civili e religiose, di numerose Confraternite che sfilano con preziose vesti portando i pesanti crocifissi in mezzo alla folla, esce dalla Cattedrale la solenne e spettacolare Processione che si dirige al Porto Antico; qui il Cardinale benedice il mare con le Reliquie del Battista al suono delle sirene delle navi. Infine ricordiamo che per San Giovanni Battista è usanza a Genova mangiare i ravioli. Come è noto, tutti i salmi finiscono in gloria.

domenica 11 maggio 2008

OTTAVARIO DEL SANTO SUDARIO O SANTO VOLTO OVVERO "SANTO MANDILLO"

Durante l'Ottavario della Pentecoste, cioè da ieri sera fino alla prossima Domenica 18 Maggio, nella Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, si celebra la Messa vespertina con omelia e antichi canti delle Scholae Cantorum genovesi. Ha luogo inoltre l'esposizione del più antico ritratto di Gesù Recato da Costantinopoli dal Capitano Genovese poi Doge Leonardo Montaldo, dal 1388 conservato nella Chiesa.

La Storia: il Santo Volto, più noto ai genovesi come Santo Mandillo, termine dialettale proveniente dall’arabo mandylion e che indica un fazzoletto, è ritenuto il più antico ritratto del Cristo. Secondo un’antica tradizione del III sec. D.C., Abgar, re di Edessa in Armenia, malato di lebbra, avendo udito delle qualità taumaturgiche di Gesù che predicava in Palestina, mandò il pittore Anania per raffigurare il Suo volto. Non riuscendo a ritrarre il Messia, Gesù prese il telo appoggiandovi il volto intriso di sudore lasciando impressa la Sua immagine. Tornato in Patria, Anania toccò il Re con il sudario che lo guarì miracolosamente. Da qui l’adorazione della sacra effige. Dopo il regno di Abgar, la preziosa tela rimase nascosta finché durante l’assedio della città da parte dei Persiani nel 595, fu nuovamente esposta all’adorazione per chiedere a Dio la salvezza. Nel 639 Edessa fu occupata dagli Arabi che offrirono la reliquia a Bisanzio in cambio di denaro e prigionieri. Da qui arrivò a Genova nel 1362 con Leonardo Montaldo, futuro Doge, che la ricevette in dono dall’imperatore Giovanni V Paleologo per i servigi resi contro i Turchi. Questi, in punto di morte, donò il “Sacro Volto di Edessa” al monastero dei Basiliani armeni, passato nel 1650 ai Barnabiti, dove ancora oggi, dopo numerose vicissitudini tra cui la trafugazione in Francia nel 1507, è custodito e venerato.

La Festa: Fino alla metà del secolo scorso i genovesi accorrevano in massa alla festa di "San Bertommé di Erminni" (festa di precetto) perché il "Santo Volto" aveva il potere di liberare i "malefiziou" e di proteggere Genova dalle calamità. Oggi in occasione della Pentecoste la reliquia viene esposta all’adorazione dei fedeli. L’icona è racchiusa in una cornice trecentesca d’argento dorato, detta “paleologa”, che presenta anteriormente un'ampia apertura che segue in forma stilizzata i contorni del volto di Gesù lasciandone così intravedere il ritratto sottostante. È un opera di alta oreficeria bizantina che include anche dieci rilievi con scene sbalzate commemorative degli eventi principali dell'antichissima tradizione sull'origine di questa Sacra Effige.

Per informazioni:
Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Corso Armellini, 2
Tel. 010 8392496

Maggio - il mese delle rose

Avete un giardino con una bella pianta di rose? allora la ricetta seguente, tratta dal mio libro "Le ricette di una famiglia genovese", può interessarvi.
Sciroppo di rose
Questa è la ricetta dello sciroppo di rose che ho trovato su un quadernetto dove mia zia Lina teneva le ricette che aveva imparato da sua mamma. Su un Kg. di petali di rose sminuzzate, spremere 6 limoni, versarvi sopra due litri di acqua bollente e lasciare in infusione per circa 24 ore, indi spremere i petali in un canovaccio. Mettere il liquido al fuoco in una pentola di coccio oppure di smalto (o di acciaio inox), quando sarà caldo aggiungere 3 kg. di zucchero e far bollire per circa cinque minuti. Appena freddo imbottigliare. In primavera al mattino a digiuno se ne scioglie un dito in un bicchiere d’acqua fresca e si ottiene un ottimo rinfrescante. Viceversa alla sera sciolto in acqua calda costituisce un blando lassativo. A Genova era famoso quello preparato dalla Farmacia Cavanna e quello dei frati di S. Anna.

Se vi interessano altre ricette del mio libro, ne trovate alcune filmate sull'altro mio blog La mia cucina

mercoledì 16 aprile 2008

Le nuvole di Santa Margherita

C'è del bello in questo video. Non è vero?

lunedì 14 aprile 2008

Il magico mondo di Luzzati by Swimmerge

Scoprite il magico mondo di Luzzati con questo splendido video di Swimmerge. Emanuele Luzzati (Genova, 3 giugno 1921 -- Genova, 26 gennaio 2007) è stato un pittore, animatore, illustratore e scenografo italiano.Ai suoi lavori usava dare un'impronta tipica del mondo del teatro, arricchendo le scene con fondali, sipari e quinte. Il suo tratto peculiare è stata la visionaria e trascinante creatività coloristica capace di trasformare ogni fotogramma in illustrazione. È stato anche ceramista e decoratore. La ricchezza del suo mondo fantastico, l'immediatezza ed espressività del suo stile personalissimo, che parla il linguaggio universale dell'infanzia, ne hanno fatto uno degli artisti più amati ed ammirati del nostro tempo. I suoi lavori sono esposti e documentati nel Museo Luzzati a Porta Siberia di Genova. www.museoluzzati.it

venerdì 11 aprile 2008

San Giorgio cavaliere fu dei santi; santo fu dei cavalieri

Il giorno 23 di questo mese ricorre la festa di San Giorgio, ossia il primo santo patrono di Genova dall’undicesimo secolo ma ritenuto tale dal popolo già dal sesto secolo. Jacopo da Varagine narra che nel luglio del 1099, durante la Prima Crociata, quando tutto sembrava opporsi alla liberazione della città santa di Gerusalemme da parte dei crociati, “il Beato Giorgio apparve a loro, vestito d’armi scintillanti, candide e segnate dalla rossa croce, e fece segno di seguirlo senza paura, affinché dietro di lui, sicuri, i crociati respingessero i nemici, guadagnassero le mura e conquistassero con la forza la città”. E così fu. Da allora i Genovesi assunsero a loro insegna la croce rossa in campo bianco (ossia la bandiera di San Giorgio), la stessa dei Templari, che Urbano II aveva dato ai soldati cristiani nel 1016 nel Concilio di Clermont Ferrand. Ma anche san Giorgio divenne stemma e bandiera della Repubblica e patrono della città. Nella chiesa di S. Giorgio era conservato il grande stendardo della Repubblica che nelle feste del santo veniva onorato dalle milizie di guardia del palazzo Ducale. Esso veniva solennemente consegnato al capitano generale dell’armata quando salpava per una battaglia e inalberato sulla galea ammiraglia. Al ritorno, con un’altra cerimonia, veniva riportato in chiesa. Oggi, un gonfalone con l'effigie di san Giorgio a cavallo, è custodito nel palazzo Doria Tursi, sede del Municipio. Arremba San Zorzo ! era il grido che le ciurme dei Doria, signori di Genova, lanciavano quando andavano all’arrembaggio delle navi avversarie. La fama dell’imbattibilità dei legni genovesi si sparse pian piano per tutti i mari tant’è che le truppe inglesi (si ricordi che San Giorgio è anche il patrono di Inghilterra) pensarono bene di imitare i genovesi cosicchè nei momenti difficili alzavano a loro volta le insegne di San Giorgio. Nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel mar Mediterraneo.

lunedì 7 aprile 2008

Genova fra bianco e nero e colore

Genova 1900/2000 Un viaggio temporale attraverso straordinarie dissolvenze fotografiche. Le dissolvenze sono state realizzate scattando le due foto, ad un secolo di distanza, dallo stesso punto di ripresa, utilizzando la stessa lunghezza focale, rispettando prospettiva e luce solare. Le cartoline in bianco e nero risalgono a Genova nei primi del 1900, le foto a colori nel 2000.La collimazione tra le due immagini è stata possibile grazie ad un programma di computer grafica. Questo video ha richiesto circa due anni di lavoro. Genova è cambiata molto in questo secolo, le dissolvenze lo testimoniano, alcuni meravigliosi angoli della nostra amata Superba ormai non ci sono più. Realizzazione di Paolo Micai Testi di Alberto Pastanella Cartoline antiche di Stefano Finauri Cartoline musicali composte ed eseguite da Bruno Coli Voci di Rosanna Piturro e Roberto Vicinelli Casa di produzione Moviebox Genova

giovedì 3 aprile 2008

sabato 29 marzo 2008

La mia cucina

Siccome mi sono state chieste ricette anche non appartenenti alla cucina genovese. D'ora in poi metterò le ricette (genovesi e non) e tutto quel che riguarda la cucina nell'altro mio blog "La mia cucina" di cui trovate il link in alto nella colonna di destra.

martedì 25 marzo 2008

Fave e Salame

Oh primavera, come sei gentile
a portarci le fave col salame!
Questo connubio caccia via la fame
con eleganza, con un certo stile.

Come gli agnelli lasciano l'ovile
e se ne van sui prati fra lo strame,
così anche noi, spinti dalle brame
di stare un giorno fuori dalle file,

sciamiamo per i campi. Nei cestini
c'è buon salame e pecorino fresco.
Le fave van comprate lì sul posto;

l'acqua è di fonte e il vino bello tosto;
la tovaglia sul prato è il nostro desco.
Ci pare quasi di tornar bambini.

mercoledì 19 marzo 2008

Trenin da Casella

Se per il lunedì dell'Angelo volete fare la tradizionale scampagnata fate una bella gita col trenino di Casella o, come diciamo a Genova, della Casella.
Questo è il testo della canzone di G. Villa che potete trovare nella colonna di destra nella rubrica "l'audio del mese".

Filla o Trenin da Casella
fra o verde di monti
e paixi incantàe...
Pa finn-a, a vitta, ciu bella
respiando quest'aia
lontan da cittàe...
Gh'ò chi a chittara con mi,
anche a seu Fisa, o Tognin
e, in ta l'accordo, se isa
o coro da gente ch'a stiva o Trcnin

Lascio a Zena tutte e lagne
chi armeno rescioase se peu;
parla, a gente, de lasagne
de salamme, vin gianco e raieu...
Fischia o treno e o se isa
sciu pe valli e pe ville fiorie
ghè chi canta, chi seunna e chi rie
e filla o Trenin... o Trenin

Torna o Trenin, verso Zena
se lascia a Casella
se torna a Manin
doppo 'na gita serena
purtroppo se pensa:
Doman Lunedi... .
Sitta a chittara a l'e li
ma me incoraggia o Tognin
che con o seunno da Fisa
o canta: .fra sette giornàe
semmo chi…

Lascio a Zena tutte e lagne
chi armeno rescioase se peu;
parla, a gente, de lasagne
de salamme, vin gianco e raieu...
Fischia o treno e o se isa
sciu pe valli e pe ville fiorie
ghè chi canta, chi seunna e chi rie
e filla o Trenin... o Trenin

Gh'e chi canta
chi seunna e chi rie
e filla o Trenin... o Trenin

lunedì 17 marzo 2008

I Palazzi dei Rolli

Qualche bella immagine dei tetti e dei palazzi di Genova

lunedì 10 marzo 2008

Filetto di branzino in crosta di patate e vinagrette all'arancia

Guardate questa ricetta di semplice esecuzione e di ottimo effetto.

venerdì 7 marzo 2008

La mia Genova

Video stupendo da vedere assolutamente come tutti quelli di http://www.youtube.com/user/swimmerge

venerdì 29 febbraio 2008

Ave Maria zeneize

Il prossimo 25 Marzo è l'annunciazione di Maria. A Lei e a tutte le donne, in occasione della loro festa dell'8 Marzo, è dedicata la canzone "Ave Maria zeneize" eseguita dal coro Monte Bianco. La potete ascoltare cliccando sul link che si trova nella colonna destra nella rubrica "L'audio del mese". Qui di seguito il testo originale.

Campanna che ti sœunni in mezo ao verde
cöa voxe secolare e tanto cäa,
in questa paxe l'anima a se perde
e i tœ reciocchi invitan a pregâ
Ave Maria ao fâ da seia,
quande in te l'ombra s'asconde o mâ.
Ave Maria cö chêu sincero
e ûn cäo pensiero pe chi è lontan.
Ave Maria pe chi va via,
cöa nostalgia do sò fogoâ
Ave Maria pe chi l'è in penna,
pe chi ha 'na spinna cianta in t'o chêu.
0 Stella Maris, Ave Maria…
avarda sempre chi l'è pe o mâ!

sabato 23 febbraio 2008

Ti pe mi

Ti pe mi, cioè tu per me. Si avvicina la primavera e questo ragazzo canta così alla sua fiamma:
Tu, per me, sei la più bella ragazza
tu, per me, sei sempre una visione nuova
è per te che non penso più alla scuola
è per te che la testa mi gira come una ruota.

Potete ascoltarlo cliccando sul collegamento che trovate nella colonna di destra nella rubrica "L'audio del mese".

Ti pe mi
Dau barcun sutt'á terrassa ti t'avansi ogni mattin,
tra duí vazi de geranni che te sfiuran ciancianin,
duí geranni sempre verdi pin de fiuri rusci e fin
che s'accòstan ae tø uege cumme físan di pendin
di pendin á fiamme vive cumme quelle di rûbin
e che pá píggian ciû føgu de sentise á ti vixin.

Ti pe mi, t'é a ciû bella figgiøa
ti pe mi, sempre t'é a vixun nøa
l'é pe ti che ciû nu pensu aa scøa
l'é pe ti che a testa a me fa røa.

Mi t'aggueitu e gíu pea stánsia cumme fa u picciun daa grunda
quarche votta poi me fermu pe ammiate daa toa riunda
daa toa riunda la intu cantu ch'a l'é pinn-a de vulûmmi
de quadderni, dissiunai e de atri muccalûmmi
tûtta sciensa che, á dí u veu, a nu va ûn tø surrizu:
le a nu spegia che chí a tæra, ti ti spegi u paradizu.

Ti pe mi, t'é a ciû bella figgiøa
ti pe mi, sempre t'é a vixun nøa
l'é pe ti che ciû nu pensu aa scøa
l'é pe ti che a testa a me fa røa.

Matto Grillo

Uno dei marchesi Grillo, a cui si deve un cospicuo lascito per la costruzione dell’albergo dei poveri, era altrettanto burlone del suo omonimo romano al punto che il popolo lo aveva soprannominato Mattu Grillu. Un giorno, mentre tornava da caccia, si ruppe una ruota della carrozza e intanto che i servitori rientravano a palazzo per prendere una nuova ruota e l’occorrente per ripararla, il marchese si diresse in una trattoria alle porte della città per pranzare. Dovette percorrere a piedi un bel pezzo di strada e cadendo nel fango giunse in trattoria con l’aspetto di un pitocco male in arnese. L’oste non riconoscendolo lo trattò malissimo e gli diede da mangiare solo un po’ di pane e formaggio. Mattu grillu lasciò fare e non disse nulla. Il giorno seguente dopo essersi vestito coi suoi abiti migliori e con al dito il più grosso diamante che possedeva, tornò con un tiro a quattro nella medesima trattoria. Subito l’oste e tutto il personale corsero ad ossequiarlo e dopo aver preparato la sala migliore con la più bella biancheria da tavola di cui erano forniti chiesero al marchese cosa gradiva per pranzo. Mattu grillu rispose che desiderava gli portassero un piatto, un tegamino, un poco d’olio e due uova. Quelli, avezzi alle bizzarie di tal personaggio, subito eseguirono senza discutere. Il marchese depose allora diverse banconote sul piatto, appiccò il fuoco e fece cuocere le uova su quel fornello veramente poco economico; cotte che furono le uova, usando la forchetta se le tirò tutte adosso imbrattandosi i vestiti. A quel punto il trattore non potè più trattenersi ed esclamò: ”Ma signor marchese, cosa fa? ma perchè?” e Mattu Grillu rispose “Non sto facendo nulla di strano; vedete ieri voi mi avete dimostrato che l’abito è molto più importante della persona e dunque è giusto che io dia da mangiare ai miei vestiti piuttosto che a me stesso”

mercoledì 13 febbraio 2008

Farinata Genovese

Per fare la farinata occorre il forno a legna. Tuttavia se disponete di un bel forno elettrico potete provare anche a farla in casa. Vi prevengo però che il risultato non sarà lo stesso. Stemperate mezzo chilo di farina di ceci in un litro e mezzo di acqua fredda, aggiungete 4 cucchiaini da caffè di sale fino, mescolate bene per sciogliere eventuali grumi e lasciate riposare per quattro ore. Mettete in un testo di rame stagnato tanto olio extravergine da ottenere un sottile velo, scaldatelo sulla bocca del forno per dare fluidità all’olio evitando così che la farinata si attacchi durante la cottura. Schiumate la farinata, rimescolatela bene e versatela nel testo facendola cadere su un cucchiaio di legno che vi avrete appoggiato. Questo accorgimento evita che il liquido cadendo nello stesso punto del testo lo “lavi” dall’olio, fatto che porterebbe la farinata ad attaccare in quel punto. Usando sempre il cucchiaio di legno muovete il liquido tutto in torno dal bordo del testo verso il suo centro, in maniera da amalgamare bene il liquido con l’olio. Infornate nel forno a 240 gradi col fuoco da un lato e nei primi momenti girate spesso il testo in modo che la farinata, che si andrà rapprendendo col calore, non si ammucchi rimanendo troppo sottile da una parte e troppo spessa dall’altra. Proseguite la cottura rigirando ogni tanto il testo di modo che la cottura sia uniforme. Dopo circa 15-20 minuti la farinata avrà preso il colore dell’oro. Date allora ancora una bella fiammata per abbrustolirla bene e servitela caldissima. Nell’ultima fiammata, se lo avete, bruciate qualche rametto di rosmarino che conferirà un buon profumo. Alcuni la gustano con una macinata di pepe nero.

sabato 9 febbraio 2008

San Valentino

Dedicato agli innamorati, questo video creato e diffuso su YOUTUBE da http://it.youtube.com/user/noidellerosmini
Un ragazzo genovese in occasione di S. Valentino invita a cena la ragazza al ristorante. Appena seduti il cameriere accende una candela ad ogni tavolo e abbassa le luci elettriche. Il ragazzo in quell'atmosfera le sussurra: "Cara, finalmente soli! Noi due saremo un cuore solo e un'anima sola." E la ragazza in risposta: "Sì caro, ma da mangiare ne ordinerai per due, vero?"

martedì 5 febbraio 2008

Buio Pesto - Sciacca de chi sciacca de la

Mika in versione genovese

venerdì 1 febbraio 2008

Il Punto di Vista del Gabbiano

Se dalla finestra di casa non vedete il mare, allora il gabbiano vi ospita sul suo scoglio dove potete rilassarvi 5 minuti con questi suoni di poesia. Creuza de ma di Fabrizio De Andrè

Cosa ci porta Febbraio?

Mese breve ma ricco di giornate particolari. Specialmente la prima settimana. Si comincia il giorno 2 con la Candelora, si prosegue il 3 con San Biagio e poi il martedi grasso il 5 che quest'anno coincide con Sant'Agata. E ancora il 6 è il mercoledì delle Ceneri, il 10 la Domenica della pentolaccia (guardate il filmato) e il 14 San Valentino.

pentolaccia particolare

Se intendete organizzare una festa della pentolaccia, prendete qualche precauzione

La fiera di Sant'Agata

Questo è il testo della filastrocca cantata da Marzari che potete trovare nell'audio del mese nella colonna destra del blog
Pe'na vegia tradissiun- quand'arriva Sant'Agaa- u l'é tûttu ûn baraccun- lungu a stradda e insciu ciassá.- Ricurdæ, cangiandu caza,- quante roba ch'ei cacciou- ammûggiaa oa a l'intaza- tûtti i banchi du mercou.- Tende vege repessæ- e curnixi scamuræ,- d'e cassoule arrûzenie- rattaiêu, candé, boxie,- ûn interu assurtimentu- de vestii du setteçentu,- scarpe vege, uoze, ghette,- di scosæ, d'e piccagette,- maxinin, feri da stiá,- di balluin ancun da insciá,- ûnna stûffa á gaz mettanu,- pappagalli de Muranu,- purpezzuei, canne, salai,- pultruncinn-e, lampadai,- cose antighe, cose strambe,- scambeletti cun træ gambe,- burse in pelle, portafêuggi,- d'e grattænn-e sensa bêuggi,- ma stæ attenti a vostra pelle,- merce in tæra, prexi ae stelle,- cunche, vazi, peteninn-e,- pagliericci, letti e chinn-e,- lûmmi asmorti, paralûmmi,- di flacuin sensa prufûmmi,- batterie, corni, trumbuin,- portavazi e ghirinduin,- stilli, sciabbre, baiunette,- vegi scciêuppi cue cannette,- vie, stacchette, daddi e cioi,- ûn cappellu da cui-boi,- quarche brocca, pæte, tundi,- 'na perrûcca de pei biundi,- di basighi, fiuri finti,- banse, quaddri, lauri, cinti,- quarche oxellu fêua d'a gaggia,- o sedunque pin de paggia,- tûttu questu puei truvá- inscia fea de Sant'Agaa,- annæ á vedde quande vuei,- de duménnega o d'êuvei,- nu stæ á dí: "Mi nu n'accattu",- ai dinæ nu stæ attaccæ,- e ciû votte anche ûn ravattu- u pêu avei ûnn'ûttilitæ.- Inte questu campiunáiu- pêu anche dase ch'attruvæ- ûn ricordu du messiau- o, magari, de sêu muæ.- Tra i radûni d'arte e sciense- e i cungressi a lietu fin- fra cuncerti e cunferense- viva a fea di repessin!

sabato 26 gennaio 2008

I giorni della merla

Stanno per arrivare le giornate della merla. Come dicevano i nostri libri di lettura delle elementari, un tempo i merli erano bianchi. Un inverno, per ripararsi dal rigore del freddo in questi ultimi tre giorni di Gennaio, considerati i più freddi dell'anno, una merla si rintanò coi suoi piccoli in un comignolo. Quando ne uscì erano tutti quanti sporchi di caligine e da quel giorno i merli rimasero di quel colore. In un'altra leggenda Gennaio era di 28 giorni (anche se nel calendario romano era di 29) e un merlo al finire del mese in una giornata mite, pensando che ormai l'inverno fosse terminato esclamò: "Più non ti temo, Domine, ch'uscito son del verno!". Allora Gennaio per punire tanta sfrontatezza si fece prestare 3 giorni da Febbraio, il quale perciò resto di 28, e scatenò tanto freddo da costringere il merlo a ficcarsi in un camino da cui uscì appunto nero. Questa versione è sicuramente molto antica ed è anche riportata da Dante nella Divina Commedia:
...tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia
gridando a Dio: "Omai più non ti temo!",
come fe' 'l merlo per poca bonaccia.

martedì 22 gennaio 2008

Novità

Nel lavoro per il continuo miglioramento del blog, ho inserito una specie di lavagnetta dove qualsiasi visitatore può scrivere dei messaggi. Dai suggerimenti per migliorare il blog, ai saluti per gli amici, alle segnalazioni di eventi che si svolgono nell'ambito della città o dei suoi dintorni. La preghiera che rivolgo è di utilizzarla col fair play tipico dei genovesi. Ah, la trovate in fondo a destra. Sì sì, come la toilette nei ristoranti.

domenica 20 gennaio 2008

Dedicata a Genova-ma se che pensu

Un video stupendo. Complimenti all'autore Luciano (Laguschiu) http://www.youtube.com/profile?user=laguschiu

mercoledì 16 gennaio 2008

Le stagioni non sono più quelle!

Come recita il detto: "Ai dïsette de Zenâ, incomensa carlevâ". E cioè il 17 Gennaio inizia carnevale. Ricordo che questa era la motivazione che si adduceva per dedicare questo giorno a disfare il presepio. Oramai è carnevale tutto l'anno, tranne per il fatto che almeno una volta a carnevale ci si divertiva. Il diciassette Gennaio ricorre anche la festa di S. Antonio Abate. In piazza Sarzano, anzi, ad essere più precisi, fra Vicolo sotto le murette e le Mura della marina esiste uno storico oratorio dedicato a questo santo patrono dei fornai ma maggiormente considerato come protettore delle cucine e degli animali domestici. Ricordo che quand'ero bambino, alla mattina di questo giorno, il mio padrino, confratello di questo oratorio (o meglio della Confraternita o Casaccia di cui esso era sede), mi portava alla celebrazione di questa festa che si concludeva con la consegna a tutti i presenti di un panino benedetto e con la benedizione degli animali, per lo più cani, gatti, canarini e cocoritte, che veniva impartita in Piazza Sarzano. Non so se questo avvenga ancora ma mi domando, con l'acqua che sta venendo giù, come farebbero. E' sicuramente un po' troppo banale dire che le stagioni non sono più quelle e quindi conserverò questa frase per il prossimo viaggio in ascensore, tuttavia ricordo che Gennaio è sempre stato il mese in cui si riparavano i tetti proprio perchè si trattava di un mese poco piovoso. Eh già, le stagioni non sono più quelle.

domenica 13 gennaio 2008

E poi dicono dei genovesi!

Scaldarsi bruciando i morti pubblicato: sabato 12 gennaio 2008 da lumachina in: Europa Risparmio energetico La cappella del Dukinfield Crematorium di Tameside, nel Regno Unito, potrebbe essere scaldata grazie ai caldi fumi emessi dai forni crematori. Il progetto prevede di sfruttare il calore dei fumi, che altrimenti andrebbe sprecato, facendo passare le condutture all’interno dei muri. L’idea e’ venuta pensando ad applicare una legge locale che impone di eliminare il mercurio dai fumi in uscita, operazione che richiede il raffreddamento dei fumi dai 1000 gradi del forno fino ai 160. Il mercurio e’ contenuto nelle otturazioni dentarie e i filtri necessari costano 500.000 sterline. Robin Monk, che ha proposto il progetto per ridurre l’impronta ecologica del comune, ha rassicurato l’opinione pubblica dicendo che prima di passare ai fatti verranno consultate le autorità religiose locali e la popolazione. Il reverendo Vernon Marshall ha detto che “per il morto, procurare conforto (termico) ai convenuti e’ gesto amorevole in un momento difficile, e’ l’ultimo atto di generosità”.

venerdì 11 gennaio 2008

Il pane che non si impasta

Sarà un'americanata ma sembra che funzioni. Ingredienti: • 500 g di farina • 2,5 g di lievito di birra fresco (o 1 grammo di lievito di birra liofilizzato) • 1 cucchiaino abbondante di sale • 350 ml d’acqua tiepida. Sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. In una ciotola grande mescolare la farina col sale. Unire l’acqua col lievito, mescolare velocemente con le mani o con una forchetta. L’impasto è molto morbido e appiccicoso. Coprire la ciotola con un foglio di pellicola e lasciar lievitare l’impasto a temperatura ambiente (circa 20°C) dalle 18 alle 24 ore. Il giorno dopo l’impasto sarà aumentato di volume e apparirà come un blob molliccio e alveolato. Rovesciare il blob su un piano abbondantemente infarinato. Spolverarlo con altra farina, quindi tirare quattro lembi di impasto e ripiegarli su se stessi. Coprire con un foglio di pellicola e lasciar riposare per circa 15 minuti. Trascorso questo tempo cospargere la superficie dell’impasto con semini a piacere (sesamo, girasole, zucca, papavero etc.), semolino o polenta. Trasferire l’impasto o in una ciotola (che andrà coperta) o in un canovaccio (in cui l’impasto verrà arrotolato) e far proseguire la lievitazione per altre due ore. Pre-riscaldare il forno a 230°C e mettervi dentro a riscaldare una pirofila dai bordi alti e col coperchio (la pirofila può essere in qualsiasi materiale, ghisa, pirex etc.). Rovesciare il blob (occhio che è molle molle e scappa da tutte le parti) nella pirofila bollente. Coprire col coperchio e infornare per circa 30-40 minuti sempre a 230°C. Rimuovere il coperchio e continuare la cottura per altri 10-15 minuti (io tolgo direttamente la pagnotta dalla pirofila e l’appoggio sulla griglia del forno). Sfornare la pagnotta e lasciarla raffreddare prima di tagliarla.

mercoledì 9 gennaio 2008

Primi passi

Ho da poco iniziato a lavorare a questo blog dedicato a Genova e alle sue tradizioni. Spero che San Giorgio mi aiuti ma anche i vostri commenti o suggerimenti saranno tanta manna.

Le ricette animate di Eugenio